Solitudine… Che Fare?


“Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti. Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti non temete! (Isaia 35:3)

Il testo che è sotto i nostri occhi, cita una profezia di Isaia che riguarda l’avvenire d’Israele. Israele, la nazione dell’Iddio Altissimo, viene paragonata ad un deserto, una terra arida, un terreno riarso, un suolo assetato, un luogo solitario. Sono versi che parlano di solitudine.

Soli: sentirsi soli è uno stato psicologico! Condizione che nasce dallo stato di esclusione da ogni rapporto di presenza o vicinanza altrui; desiderato o cercato a scopo di pace e di intimità oppure subito o sofferto in conseguenza della mancanza di significativi rapporti interpersonali, con conseguente mancanza totale o parziale di affetti, di sostegno, di conforto. Ci può essere una solitudine ricercata e desiderata e un’altra subita e sofferta. Si può essere soli per scelta o soli per circostanza. Dunque si può parlare di solitudine volontaria e solitudine involontaria.

La solitudine non ha età, la troviamo lungo tutto l’arco della nostra esistenza. Innegabilmente la persona che vive sola è più esposta a questo aspetto negativo dell’esistenza ma, il problema non è così strettamente circoscritto. Si può sentire solo: il piccolo bebè che si sente trascurato dai suoi genitori sempre indaffarati; l’adolescente in cerca della sua identità; il figlio che non si sente capito dai genitori; il marito o la moglie che si sentono trascurati dal proprio partner; il marito o la moglie che non hanno figli; il fratello o la sorella cresciuti insieme che ad un tratto si separano perché l’uno o l’altra prendono la propria strada; il ragazzo o la ragazza che non hanno amici; l’anziano che è costretto per motivi di salute ad essere sradicato dal suo ambiente naturale… la lista può essere molto lunga. Un grande scienziato Albert Einstein affermava: “E’ strano come si possa essere così famosi in tutto il mondo, eppure così soli”. La solitudine non è solo assenza di persone fisiche, ma uno stato interiore, che ci rifiutiamo di accettare, di cui non abbiamo il controllo e dal quale ci lasciamo sopraffare. Ognuno la vive secondo la propria sensibilità, la propria capacità o incapacità di reazione. Ognuno ne ha una visione tutta sua, in cui si riflettono le circostanze, le reazioni, i disagi, le sofferenze. Per alcuni sentirsi soli è simile a questa immagine: camminare da soli tra gente sconosciuta, frettolosa e incurante del proprio bisogno. E si potrebbe andare avanti con le immagini, ma tutte risponderebbero a questa sensazione: “Sono uno, solo uno, ma quell’uno di troppo”.

Tutti nella vita per poco o per molto hanno conosciuto la solitudine. Ma un credente? Si potrebbe obiettare: non è così per un cristiano, per un figliolo di Dio. Può averla conosciuta prima della conversione, ma non è un’esperienza che riguarda il dopo. E’ vero? E’ proprio così? Credo che questa sia un’affermazione totalmente errata. Non saprei perché il cristiano dovrebbe essere esentato dalla sofferenza della solitudine. Come non gli sono risparmiate altre prove, allo stesso modo non gli è risparmiata la solitudine. Nella Bibbia non c’è un brano in cui viene trattato specificamente il tema della solitudine. Tuttavia sono riportati diversi episodi che ne mettono in luce i suoi effetti. Pensiamo ai personaggi biblici come Adamo, Giacobbe, Mosè, Davide, Elia, Giona, il paralitico di Betesda, Paolo, Giovanni o lo stesso Gesù nel momento più atroce del suo ministero, nel Getsemani (Matteo 26:40); cerca il sostegno dei suoi discepoli senza trovarlo e sulla croce (Matteo 27:46) grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”… . Anche il credente può attraversare momenti di solitudine. Il disagio, la sofferenza, potrebbero indebolire le sue forze. Questi sono i momenti in cui si grida: “Perché Signore, non ti prendi cura di me?” Può essere intaccata la pace nel cuore, la gioia di vivere in Cristo, e sentire che la vita cristiana non è completa come dovrebbe essere. Questa condizione può portare il credente a perdere l’equilibrio morale e spirituale; quando non c’è acqua, c’è deserto, stanchezza, apatia, solitudine, è il momento in cui: “le mani sono infiacchite, le ginocchia vacillano, il cuore è smarrito”. Una situazione di stallo, accompagnata da ansia e continua tensione. Una situazione pari a quella di chi è seduto su una seggiola a cui manca una gamba e deve fare forza su un determinato punto per non crollare, una situazione di continua tensione. Condizione che se portata alle lunghe, può far divenire ciechi (non c’è più niente da vedere), sordi (non c’è più niente che si voglia ascoltare), muti (non c’è più niente da dire), infermi (si riesce a mala pena a camminare). Certo, non è questa la condizione che il Padre nostro desidera per i suoi figli. Gesù non è morto sulla croce per donarci una vita triste e solitaria, non è sua volontà che i suoi figli vivano nella sofferenza, nell’incompletezza, nella mancanza di comunione.

Gesù Cristo è venuto per darci vita esuberante: “Vi dico queste cose affinché la vostra allegrezza sia completa”. Egli è venuto affinché: “si aprano gli occhi dei ciechi, siano sturati gli orecchi dei sordi, cantino di gioia i muti, saltino gli zoppi, perché le acque sgorghino nel deserto, dei torrenti in luoghi solitari, i terreni riarsi diventino laghi e il suolo assetato muti in sorgenti d’acque”.

Se questa è la tua condizione, la Sua volontà è che esamini bene la situazione per comprendere il perché di questa solitudine, le cause, le motivazioni. Quanto dipende da te e quanto dalle circostanze esterne a te. Perché ti senti solo? La solitudine che ti affligge è una vera solitudine? Si tratta di una solitudine nascosta di cui non riesci a scoprire le cause? Oppure è una falsa solitudine creata ad arte dal tuo carattere scontroso o dalla tua timidezza? O magari stai desiderando qualcosa che non è nel piano di Dio nella tua vita? O sei nell’errore, hai peccato e contristato lo Spirito Santo di Dio e stai passando per l’esperienza del silenzio di Dio. Se non avverti più la voce di Dio, la sua tenerezza, il suo calore, è importante guardare in te stesso, con una qualità non facile, ma indispensabile: l’onestà. La nostra vita è davanti a Dio come un libro aperto: lui può leggervi ogni parola, pensiero, desiderio, conquista, gioia, dolore, rinuncia, ribellione. La verità è che un credente può anche sentirsi solo, ma solo non è. Se si guarda attorno scoprirà che c’è Gesù: “Io non vi lascerò soli…sarò con voi in ogni tempo”. Non dimentichiamo le promesse del Signore al pellegrino solitario:

Io sto alla tua destra… Io sono la tua ombra… Io ti proteggerò, proteggerò il tuo entrare e il tuo uscire sempre!” Salmo 121.

E’ un periodo difficile, non senti più la presenza di Dio? Troppo grande è il peso, ti accorgi di non avere più le forze? Ami Gesù, ma non capisci perché allora tanta solitudine? Hai rattristato lo Spirito Santo, c’è peccato nel tuo cuore? Confida in Gesù; anche se il tuo cuore è come il deserto, delle acque sgorgheranno nel deserto. Se ti senti un luogo solitario, Lui farà scorrere torrenti di benedizioni nel tuo luogo solitario. Anche se il tuo cuore è simile ad un suolo assetato, Gesù lo cambierà in sorgenti d’acqua e i tuoi luoghi aridi diventeranno laghi. C’è un avvenire per chi ama il Signore! “Fortificate le mani cadenti, rafforzate le ginocchia vacillanti. Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti non temete!”.

Luca Marino